Michele Purrello

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Michele Purrello
Il maggiore dei bersaglieri Michele Purrello
NascitaSan Giovanni Gemini, 7 luglio 1892
MorteBardia, 3 gennaio 1941
Cause della morteUcciso in battaglia
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàBersaglieri
Anni di servizio1915 - 1919
1935 - 1936
1940 - 1941
GradoMaggiore
Guerre
Altre caricheInsegnante
voci di militari presenti su Wikipedia

Michele Purrello (San Giovanni Gemini, 7 luglio 1892Bardia, 3 gennaio 1941) è stato un bersagliere e insegnante italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1915 si diplomò in agraria presso Catania. Visse a San Gregorio di Catania fino al 1935 e insegnò agraria a Catania, tenendo anche lezioni gratuite per gli agricoltori.

Carriera militare[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il diploma, prestò servizio militare come sottotenente. Partecipò alla prima guerra mondiale con il 10º reggimento dei bersaglieri dall'ottobre 1915 all'agosto 1919. Dopo il congedo, fu promosso tenente e dopo un anno capitano. Nell'ottobre 1935, si arruolò come volontario per la Guerra d'Etiopia. Negli scontri dell’Asgheb Tzelà del 21 gennaio 1936 rimase gravemente ferito, ma rimase sul posto di combattimento: gli fu conferita quindi la medaglia d'argento al valor militare. Promosso maggiore, gli fu affidata la direzione del XIX Battaglione Indigeni.

Fu ucciso negli scontri della Battaglia di Bardia il 3 gennaio 1941, e per il suo comportamento fu insignito della medaglia d'oro al valore militare alla memoria.

Nel 1965 gli fu intitolata la Scuola Media di San Gregorio di Catania.

Michele Purrello a cavallo

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di battaglione più volte decorato al valore, in sette mesi di guerra combattuta nelle più difficili condizioni, sapeva infondere nell’animo dei suoi fanti la sua ardente passione per il rischio, la sua grande devozione per la Patria, il suo grande spirito di sacrificio e di abnegazione. Durante 23 giorni di difesa di una piazzaforte seppe tener testa, sul tratto di fronte del suo battaglione, alla strapotenza degli opposti mezzi in condizioni di blocco assoluto. Avuto ordine di ristabilire la situazione su un importante tratto di fronte che stava per cedere, condusse con somma perizia ed audacia i suoi reparti al contrattacco. Ferito gravemente alla gola, non volle lasciare il suo posto di comando fino a che esausto e dissanguato dovette allontanarsi. Mentre accompagnato cercava di raggiungere il posto di medicazione reggimentale, fu sorpreso da carri armati che gli intimavano la resa. Debole e grondante ancora sangue, con un ultimo grandioso, sublime sforzo lanciò l’ultima bomba ed immolò la sua vita per la grandezza della Patria. --- Africa Settentrionale, 3 gennaio 1941.»
— 4 novembre 1949[1]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia d'avanguardia, veniva ferito mentre guidava i suoi uomini all'assalto di munite posizioni nemiche. Raccolto dai suoi graduati, restava sul posto per oltre un'ora, incitando e dirigendo i suoi fino a quando fu ben certo che la posizione era definitivamente conquistata. Esempio magnifico, in questo ed in altri combattimenti, di sereno ardimento ed alto spirito di sacrificio. --- Asgheb Tzalà, 21 gennaio 1936[2]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di battaglione, alla testa dei suoi uomini, dava costante esempio di insuperabile ardimento, abnegazione ed elevato senso del dovere. Con rara perizia e travolgente impeto, muoveva all'assalto di importanti posizioni, strenuamente difese dai ribelli, ricacciandoli e infliggendo loro perdite gravi. Instancabile, dava ripetute prove di valore a sventare frequenti minacce di avvolgimento da parte avversaria, contribuendo così efficacemente al pieno conseguimento del successo dell'intera colonna. --- Giohò - Monte Guna, 19 ottobre 1937[2]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di battaglione indigeni, in lungo ed aspro ciclo operativo, rivelò alte qualità di soldato e di comandante. In due combattimenti, attaccato da rilevanti forze ribelli e minacciato di aggiramento, si lanciava all'attacco alla testa dei propri ascari, trascinandoli all'annientamento dell'avversario e al conseguimento della vittoria. In ogni circostanza, capo provetto di rara perizia, guifò il battaglione all'assalto con capacità e rendimento massimo. Fulgido esempio di sereno ardimento, nobilitato da profondo sentimento del dovere. --- Isorà, 5-6 dicembre 1937[2]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un battaglione di retroguardia, ripetutamente attaccato da forte masse ribelli, serbando contegno calmo e coraggioso, riusciva con intelligente appropriata manovra e con travolgente contrassalto ad annientare e disperdere l'avversario, infliggendogli perdite sanguinose e sventandone la ostinata minaccia che mirava ad impadronirsi delle salmerie della colonna. --- Tisisat Dildil, 27 novembre 1937[2]

Fonte[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato l'11 maggio 2013.
  2. ^ a b c d Michele Purrelo da San Giovanni Gemini - maggiore dei bersaglieri: dettaglio medaglie (PDF) [collegamento interrotto], su favara.biz. URL consultato l'11 maggio 2013.